La storia della birra in Italia è fatta di un percorso tutt’altro che semplice, un’alternarsi di alti e bassi che hanno con il passare del tempo perfezionato sempre di più il prodotto. Oggi, secondo le statistiche di Assobirra, l’Italia è il quarto Paese in Europa come numero di birrifici, i cui prodotti sono molto apprezzati soprattutto all’estero. La storia della birra in Italia viaggia parallelamente con quella del vino, un prodotto che in Italia non ha rivali nel mondo.

Un mito da sfatare sulla storia della birra in Italia

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Un antico boccale di Birra ritrovato a Pombia

Sfatiamo prima di tutto un mito: la birra è sempre stata presente sul territorio Italiano e non ha mai lasciato lo stivale. In Sicilia era già presente nell’ VII secolo a.C. presso i Fenici, che facilmente la potevano produrre data la storica predisposizione della regione alla coltivazione del grano. Nel nord ovest dell’Italia, a Pombia ,in Piemonte, è stato ritrovato un boccale contenente birra luppolata: le antiche popolazioni celtiche avevano già anticipato il lavoro di Hildegarda von Bingen, considerata l’inventore della birra.

I primi veri grandi produttori di birra nella storia d’Italia

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Il ruolo degli Etruschi nella storia della Birra in Italia

Nonostante le prime popolazioni, risalenti a migliaia di anni fa, già conoscessero una prima forma di birra, i primi veri produttori di birra in Italia furono gli etruschi.

Le prime vere birre della storia italiana erano aromatizzate con diversi ingredienti: con le nocciole, il miele, il melograno ed l’uva. Così come nel resto d’Europa, la birra era una delle bevande più apprezzate.

Con il dominio dell’Impero Romano, il vino incominciò ad essere utilizzato come bevanda d’elite. Si sviluppò un folte culto, tanto che esisteva addirittura una divinità a lui dedicata, il dio Bacco. Si formò quindi all’epoca già un notevole mercato enologico ed una cultura che abbinava il cibo al vino.

Le birra passò in secondo piano, ma non venne mai dimenticata, dato che era una delle poche fonti sicure di acqua potabile. Era una bevanda molto in uso soprattutto nei ceti più popolari e le sue proprietà venivano riconosciute a tal punto da essere consigliata alle mamme come ricostituente.

Il nuovo stile dei Galli

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L’impero romano modificò gli stili di birra

Man mano che l’Impero Romano procedeva con le sue conquiste nel nord Europa, entrava in contatto con civiltà e culture differenti. Fu proprio lo scambio culturale con i Galli a dare nuova linfa vitale alla storia della birra in Italia. Venne infatti attuata una riorganizzazione degli stili birrai. Cadde in disuso l’antica ricetta egizia, a base di frutta, e furono introdotte le varianti Celtiche.

  • Alica, leggera al farro
  • Celia, bionda frumento e farro
  • Bryton, media all’orzo
  • Cerevisia, rossa affumicata
  • Camum, bruna al miglio e miele
  • Corma, cocktail di birre e miele.

I celti inoltre introdussero l’uso della botte per conservare vino e birra al posto dell’anfora. In questa direzione ricordiamo il ruolo del generale Agricola, che tornando dalla conquista della Britannia portò a Roma tre birrai creando il primo pub della capitale

La storia della birra in Italia nel Medioevo

Molti dei popoli del nord Europa, conosciuti come barbari sui libri di storia, utilizzavano la birra come bevanda cerimoniale per i loro riti pagani. Anche dopo la conversione al Cristianesimo rimasero grandi bevitori. A rivestire un ruolo decisivo in Italia furono i Longobardi, che crearono un regno con capitale Pavia, dove razziarono tutto il rame e il grano proprio per produrre la birra. La storia della birra in Italia in questo periodo è caratterizzato dalla separazione degli stili in 3 classi sociali, che in quel periodo costituivano tre mondi a parte:

  • Birra nobiliare, riservata ai dominatori Germanici, che potevano permettersi l’uso di alimenti preziosi e spezie
  • Birra popolare, riservata ai latini sottomessi, creata con ciò che trovavano nei campi
  • Birra monastico, prodotta dai monaci, che all’epoca erano i custodi del sapere, per dissetare i pellegrini

Con l’arrivo di Carlo Magno s’introdusse anche in Italia il Capitulare de Villis, che fissava delle norme d’igiene e di qualità per la birra che doveva essere rifornita in abbondanza ai funzionari imperiali.

Scuola Medica Salernitana

La concezione della birra con la scuola medica salernitana

La storia della birra con la scuola Medica Salernitana

La scuola medica salernitana parlò della birra nel suo compendio di Medicina dicendo che sostiene la vecchiezza, non pesa allo stomaco debole, fluisce nelle vene, eccita le forze, aumenta il benessere, rinvigorisce il sangue, provoca l’urina, gonfia dolcemente il ventre e raccomandava che fosse limpida. 

In seguito si riporta di come Ludovico il Moro in età rinascimentale fece distribuire gratuitamente birra agli abitanti di Milano e di come la nostra bevanda fosse chiamata a Firenze vino d’orzo.

La storia della birra in Italia nell’età moderna

Con l’800 dopo la scoperta dei processi di potabilizzazione l’uso di alcol come fonte di sostentamento diminuì ma in questo periodo la storia della birra in Italia passa nelle mani degli imprenditori stranieri. Nascono i primi grossi stabilimenti in Italia come la Wurher, la Peroni e tanti altri, ne erano più di 200 all’inizio del 900 ma con l’industrializzazione diminuirono. L’industrializzazione portò un altro danno ingente che fu l’uso della bottiglia di vetro come rifiuto e non come vuoto a perdere, pratica che attuavano tutte le aziende negli anni 70.

Dalla quantità alla qualità con gli anni 2000

Nocciola di Giffoni

Scopri il gusto della Brigante Brutus

La svolta si ebbe nel 1996, si legalizzò la produzione di birra in casa e quindi tanti hobbisti Italiani poterono seguire i loro emuli Americani e dedicarsi alla sperimentazione di stili vecchi e nuovi, pensiamo ad esempio alle innovazioni tutte italiane dell’utilizzo di cereali autoctoni o di ingredienti del territorio. Indubbiamente l’estrosità caratterizza la storia della birra in Italia.

Arechi Birra figura tra le più innovative ma allo stesso tempo tradizionali birre d’Italia, proponendo prodotti di qualità con materie prime locali. Un prodotto che vi consigliamo? La Brigante Brutus, l’unica vera birra prodotta con le nocciole di Giffoni IGP.